Come stai leggendo questo post? Seduto alla scrivania, davanti al tuo pc oppure da telefono, magari mentre stai andando al lavoro, sei in pausa pranzo o a letto, o semplicemente seduto in poltrona a riposare.
Non possiamo più ignorare l’importanza della comunicazione (e anche del marketing) attraverso quest’oggetto rivoluzionario che è lo smartphone, con Wi-Fi sempre più diffusi e piani tariffari che ci permettono di essere connessi ogni minuto del giorno e della notte. Se pensi che l’aggettivo rivoluzionario sia esagerato, fermati e ripensa a quando gli smartphone non c’erano: se sei troppo giovane, chiedi ai tuoi genitori.
Indovinare ci piace ma i dati ci piacciono ancora di più e quando pensiamo che tu stia leggendo il nostro blog da mobile, in realtà lo sappiamo: i dati di traffico ci dicono che quasi il 40% di chi passa di qua lo fa da mobile, un dato di cui abbiamo tenuto conto quando abbiamo riprogettato il blog quasi un anno fa perché fosse, tra le altre cose, responsive e quindi un buon sito anche agli occhi di Google.
Il mercato del mobile è tutto da sfruttare: il report di Mary Meeker
Mary Meeker è una businesswoman e un’analista tra le più apprezzate al mondo: ogni anno il suo Internet Trends Report riempie le pagine dei magazine che vogliono capire e spiegare cosa succede su Internet.
Il report, con le sue centinaia di pagine, dedica sempre un passaggio agli investimenti pubblicitari dedicati ai vari mezzi di comunicazione: stampa, radio, tv, Internet e mobile.
Il grafico espone, comparandoli, i dati USA sul tempo dedicato al singolo medium e l’investimento pubblicitario che gli viene dedicato: mentre le due percentuali di tv, radio e Internet sono simili, è curioso vedere come gli investimenti sulla pubblicità per la stampa siano il 16% contro 4% di tempo dedicato, mentre su mobile gli investimenti pubblicitari sono il 12% e il tempo speso il 25%. Una discrepanza, quest’ultima, che Meeker evidenzia come opportunità perse di generare revenue dagli investimenti pubblicitari su mobile.
Mentre dichiara la morte dell’advertising su carta, il Nieman Lab fa notare anche se il trend del mobile è in crescita, non c’è da festeggiare perché il grosso delle rendite dalla pubblicità su mobile (l’85%), se lo spartiscono Google e Facebook.
La pubblicità su mobile funziona?
I dati che abbiamo visto sono relativi agli Stati Uniti ma ci sono delle considerazioni che valgono per chiunque pensi che sia arrivata l’ora di spendere sforzi e soldi nella pubblicità che passa sui nostri cellulari.
Il sito Recode approfondisce proprio questo aspetto in un post dedicato proprio all’analisi di Meeker. Se è vero che passiamo il nostro tempo a bloccare e schivare la pubblicità anche da mobile, dice l’autore del pezzo, è anche vero che:
- tutti noi, i più giovani in particolare, siamo ben disposti a guardare e anche a condividere una pubblicità fatta bene, per formato e creatività, e che troviamo rilevante (più personalizzazione, più disponibilità a fermarsi anche sui contenuti pubblicitari)
- gli standard pubblicitari attuali su mobile fanno tutto meno che catturarci e invitarci a consumare e a condividere quel che vediamo: banner e pop-up minuscoli e illeggibili, oppure invadenti e chiassosi, video che precedono il vero video che volevamo vedere, pubblicità irrilevanti all’interno dei post che stiamo leggendo, che evitiamo con una scrollata veloce.
Cosa c’è da fare allora, si chiede Recode, visto che lo smarpthone sembra un’opportunità ancora più redditizia della tv? Visto che è sempre con noi e che il livello di standardizzazione è tale per cui non è più così difficile progettare per hardware e software diversi?
La risposta è: liberare la creatività e produrre contenuti pubblicitari migliori per quel medium specifico. Liberare la creatività, ovviamente, significa spostare risorse e investimenti per questo scopo specifico e pensare a contenuti utili e divertenti e soprattutto personalizzati, su misura per ciascuno di noi.
Internet = mobile. O poco ci manca
Gianluca Diegoli, esperto di marketing digitale che ha sempre il polso di cosa accade anche a livello locale, sul sito di Digital Update invita a guardare e prendere atto di questi dati che arrivano dall’ultima rilevazione Audiweb, dove il mobile spicca sugli altri schermi:
E dopo aver guardato i dati, Diegoli invita chiunque abbia un’attività e punti al digitale come fonte di entrate a passare all’azione, partendo dalle domande più ovvie (“Il tuo sito è responsive?”), fino a quelle che a occhi meno esperti possono sfuggire: per esempio, se il sito non è responsive, Google non lo mostrerà tra i risultati delle ricerche da mobile. Problema minore? No, visto che secondo Google già da un po’ cerchiamo le risposte alle nostre domande scrivendole da mobile e non seduti davanti al computer.
Il post è breve ma è un concentrato di consigli utili: qualsiasi tipo di investimento tu faccia sul web, dalla SEO alla scrittura che facilita la comunicazione tra te e chi ti legge, dall’acquisto di pubblicità alla progettazione di una newsletter, falla anche alla luce dell’importanza del mobile.
Come si progetta per il mobile?
I tempi cambiano e bisogna pensare secondo canoni nuovi: lo abbiamo pensato anche noi quando abbiamo sviluppato i nostri SMS evoluti che portano a landing page e shop online sviluppati esplicitamente per gli schermi dei nostri telefoni, perché chi vuole scriverci, parlarci, chiederci informazioni e parlare con chi gli manda un SMS non debba spazientirsi e perdere tempo ma trovi tutto già perfettamente ottimizzato e pronto a servirlo.
Applicazioni a parte, ogni volta che progettiamo e sviluppiamo un sito, una landing page – le pagine di atterraggio che servono a invitare all’acquisto – una newsletter, e ogni volta che ne scriviamo i contenuti, dobbiamo pensare al mobile.
Ecco alcuni consigli da cogliere al volo
- Primo e banale: controllare lo stato di salute del proprio sito e del proprio blog e correre ai ripari se non sono responsive. L’investimento in un buon web designer sarà ben ripagato, da Google e dal suo algoritmo e non solo: magari anche dai clienti attuali e futuri.
- Contenuti bene organizzati – le informazioni principali in primo piano, quelle secondarie come approfondimento – e ben scritti, con un uso calibrato degli spazi che favoriscono la lettura, dei grassetti, dei punti elenco e tutti gli accorgimenti tipografici che lavorano per non far affaticare chi legge.
- Pulsanti che non siano difficili da centrare con le dita: le dimensioni, in questo caso, contano
- Inviti all’azione chiari, ben pensati e scritti, e sempre presenti
E poi, Studiare e capire come agiscono le persone quando si muovono nella dimensione mobile, quali app usano – è molto interessante il post di Vincenzo Cosenza che analizza proprio questo aspetto – che percorsi fanno, cosa potrebbero voler fare e come guidarli verso l’esperienza migliore per loro e per te: se da desktop cercare il form di contatti di un’azienda è ancora un’azione abbastanza naturale, da mobile l’azione più naturale potrebbe essere quella di chiedere all’azienda un’interazione diversa, magari via chat (come dice lo stesso Diegoli), e allora valutare se e come adeguarsi, a seconda del proprio business e della propria clientela.
Insomma, bisogna cambiare, o almeno tenere gli occhi bene aperti. Il mobile è una sfida aperta, e i coraggiosi e i lungimiranti saranno senza dubbio premiati: non è questione di fortuna, ma di studio, progettazione e investimenti oculati e adeguati.