Era il 2006 quando si è iniziato a parlare dello scorporo della rete fissa TIM (al tempo Telecom Italia) e del suo passaggio sotto il controllo dello Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Da allora il tema è tornato ad affacciarsi più volte nelle news finanziarie, e a fine maggio 2022 è arrivata una notizia più concreta: l’accordo tra TIM e Open Fiber per realizzare una rete unica grazie all’integrazione delle reti dei due gestori.
Perché notizia più concreta? Perché questa volta esiste un accordo firmato, per quanto al momento non vincolante: gli sviluppi non sono quindi prevedibili con certezza ma questa volta si intravede un futuro possibile per l’esistenza della rete unica. Il termine da attendere è il 31 ottobre 2022, data concordata per la firma di un nuovo accordo, questa volta vincolante.
L’accordo attuale, detto MoU (Memorandum of Understanding), prevede la creazione di una società unica sotto controllo della Cassa Depositi e Prestiti, quindi dello Stato, alla quale partecipano più fondi. Nell’operazione rientra lo scorporo della rete TIM, che quindi manterrà i “servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati”: in altre parole, TIM continuerà a proporre le sue offerte commerciali relative alle connessioni di rete fissa senza essere più proprietaria della rete.
L’obiettivo della rete unica
L’accordo per la creazione di un solo operatore o gestore delle reti di telecomunicazioni italiane ha un obiettivo chiaro: dare impulso alla diffusione della fibra ottica FTTH (le connessioni 100% fibra) in tutta Italia, anche per rispettare le direttive europee che indicano il 2030 come data per la copertura completa con la connettività Gigabit in tutti gli Stati membri.
Diffondere sempre più le linee FTTH significa quindi anche sostituire progressivamente le connessioni FTTC, eliminando l’ultimo tratto in rame che condiziona le velocità massime raggiungibili di queste connessioni.
Cosa succederà se la rete unica verrà realizzata?
Ne abbiamo parlato con il nostro Direttore Commerciale Gilberto Di Maccio per commentare brevemente la notizia da due punti di vista: le conseguenze per gli acquirenti finali, e le prospettive per i provider come noi.
Gilberto, la rete unica è una notizia positiva?
La accogliamo senza dubbio come un segnale positivo che depone a favore di una accelerazione della diffusione delle connessioni FTTH, e anche di una semplificazione, considerando che oggi si verificano anche delle ridondanze, cioè indirizzi raggiunti dalla fibra ottica sia di TIM, sia di Open Fiber, quindi da due cavi in fibra.
Dal punto di vista tecnico, se l’accordo verrà confermato e diventerà vincolante, si avvierà una fase di integrazione delle tecnologie di TIM e Open Fiber, di definizione del provisioning (cioè di come attivare i servizi per i clienti finali) e di un unico modello di business: credo che saranno necessari almeno due o tre anni per vedere tutto realizzato.
Certamente, fino a oggi la concorrenza ha dato impulso alla diffusione delle linee più veloci: sono passati solo sei anni, dal 2016 a oggi, per passare dalla 200 Mega come tecnologia più evoluta ai 2,5 Gigabit già disponibili. Mi aspetto e spero in una diffusione altrettanto veloce per arrivare a parlare di connessioni a 1 Terabit attorno al 2030, mentre al momento siamo già all’ingresso delle tecnologia XGS-PON per portare connessioni in fibra ottica a 10 Gbit al secondo.
Per i provider cambia qualcosa?
Per chi come noi fornisce accesso alla FIBRA FTTH con entrambi i gestori, dal punto di vista tecnico sarà più semplice attivare connessioni perché non sarà più necessario duplicare la rete logica e avere apparati dedicati.
Attenderemo come tutti di conoscere lo sviluppo del modello di business, ma la presenza del CDP, quindi dello Stato come fornitore unico ci potrà dare il benefit di avere prezzi certi e regolamentati sui quali poi costruire le nostre proposte.
Per il momento, come tutti, restiamo a osservare con interesse i prossimi sviluppi, soprattutto per verificare se a ottobre verrà raggiunto l’accordo vincolante e la rete unica potrà dirsi davvero una realtà.
L’immagine di copertina è di charlesdeluvio da Unsplash