Il caso del pronome di un programmatore. Michael Hoffman, ingegnere, il 16 maggio twittava uno scherzo, una immagine divertente per i suoi colleghi, con questo testo: “Come far scappare urlando un programmatore? MostraLE questo.” Ecco qua il tweet:
Q: How do you make a programmer run away screaming?
A: Show her this. pic.twitter.com/Gdv3CPCspV
— Michael Hoffman (@Hoffm) May 17, 2016
La scelta del pronome femminile non è stata casuale, ha causato qualche fermento online ed è stata una piccola sfida che Hoffman ha lanciato per ricordarsi che non tutti i programmatori sono maschi, e per “aumentare di pochissimo la possibilità che, un giorno, mia figlia di tre anni immagini un programmatore e nella sua mente veda qualcuno che le assomiglia”.
La storia di Hoffman è inclusa tra le cento storie pubblicate sul sito Code Like a Girl, una pubblicazione online in inglese che da gennaio 2016 si occupa di raccontare il lavoro delle donne nel tech, da più punti di vista: programmazione, esperienze lavorative, occasioni di lavoro, la carriera da freelance e molto altro, con l’obiettivo di “ridefinire la percezione sociale delle donne nella tecnologia”.
Perché è vero, le ragazze sono ancora poco incoraggiate a intraprendere percorsi di studio nell’ambito delle discipline dette STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), per una radicata ed errata convinzione che le donne non siano portate per le discipline scientifiche e tecniche, questione culturale e sociale che poco alla volta tende a un’evoluzione positiva ma che per il momento va ancora incoraggiata e sostenuta con dibattiti e iniziative ad hoc.
Come siamo messi in Europa: l’esempio dell’ICT
La Commissione Europea nel 2013 ha prodotto una lunga ricerca con risultati interessanti sulle “Women Active in the ICT Sector”, le donne che in Europa sono già all’interno del mercato del lavoro in ambito ICT. La buona notizia è che le donne che lavorano in questo settore godono di più flessibilità e i loro stipendi rispetto a quelli dei colleghi maschi, pur se non allineati, non soffrono della differenza notevole che invece esiste in altri settori.
Tuttavia, su 1000 donne laureate, solo 29 hanno una laurea nell’ICT e solo 4 lavorano nel settore: in più, solo il 19 per cento delle donne impiegate nell’ICT ha una donna come responsabile, e le imprenditrici donna nel settore sono il 19 per cento contro il 53 per cento di imprenditrici donne in altri settori.
C’è da fare, insomma, e questo spiega perché è necessario iniziare a lavorare con bambine e ragazze fin dalla scuola primaria. Parlarne fa bene ed è quello che vogliamo fare anche noi in questo post, augurandoci che le ragazze che scelgono di formarsi nelle discipline STEM diventino negli anni sempre più numerose, e il pregiudizio sempre più debole.
Cosa fa il MIUR, il Ministero della Pubblica Istruzione
Attraverso il sito Noi Siamo Pari, nel 2016 il MIUR ha promosso “Le studentesse vogliono contare! Il mese delle STEM”, una serie di momenti di riflessioni e di attività, progetti e contest che ogni scuola italiana che ha partecipato ha promosso in autonomia per spiegare, incoraggiare e coinvolgere le studentesse.
Tra le aziende coinvolte c’è per esempio la casa editricie De Agostini che con la sua sezione Scuola ha prodotto materiali anche per il progetto e una infografica molto interessante che mette in luce alcuni dati interessanti tra i quali:
- Solo il 38% delle studentesse prosegue gli studi nell’ambito delle STEM
- L’80% dei lavori del futuro avranno bisogno di persone formate proprio nelle discipline STEM
- Entro il 2020 ci saranno due milioni di posti di lavoro nell’ICT
Le ragazze possono avere un grande futuro in questi settori e nulla può fermarle se non il pregiudizio: non solo dei datori di lavoro ma quello che a volte ci porta a fare scelte o a dare indicazioni che inconsapevolmente escludono o scoraggiano le bambine e le ragazze dall’interessarsi di scienza e tech. Ma Samantha Cristoforetti l’abbiamo vista e ammirata tutti e come lei ci sono tante donne capaci, dedicate e preparate che possono motivare, ispirare e aiutare a ridefinire l’idea di “donne e tecnologia”.
E poi, per fortuna, esistono molte iniziative che portano i bambini e ragazzi, maschi e femmine in egual modo, nel mondo delle discipline tecniche e informatiche: eccone alcune, non una lista esaustiva ma una piccola lista per dimostrare che ci si può dare da fare anche in Italia.
Coderdojo
“Free, open and inclusive always”: gratuito, aperto e inclusivo è il credo di Coderdojo, il progetto internazionale e senza scopo di lucro nato per avvicinare i più piccoli alla programmazione. È un movimento indipendente e open source che si rivolge a bambini e bambine, ragazzi e ragazze tra i 7 e i 17 anni e li introduce al coding, allo sviluppo di siti web, applicazioni, programmi, giochi e tecnologia in generale.
In Italia ci sono ormai più di cento club di programmazione Coderdojo che su base volontaria si riuniscono e danno il via ai loro appuntamenti tutti all’insegna del programmare divertendosi.
Girl Geek Dinner
Combattere gli stereotipi e consentire l’accesso alla tecnologia a chiunque se ne voglia interessare, con l’obiettivo dichiarato di incoraggiare sempre più donne a lavorare nel tech, “senza escludere gli uomini”, come dice la mission di questo movimento internazionale che, sempre su base volontaria, riunisce le donne attorno ai temi della tecnologia.
Anche in Italia ci sono molte città che ospitano regolarmente gli incontri delle donne geek: nel corso delle serate vengono sviluppati temi decisi di volta in volta dalle organizzatrici attraverso interventi di esperti e discussioni comuni.
Ragazze Digitali
È il progetto attivo dal 2014, dedicato alle ragazze di terza e quarta superiore (qualsiasi scuola), che nel corso del suo Summer Camp promuove la conoscenza della programmazione nel linguaggio Python, orientata allo sviluppo di videogiochi.
Per partecipare al Summer Camp (quello del 2016 si è già svolto), non bisogna avere conoscenze informatiche e bisogna impegnarsi a frequentare il Camp per quattro settimane di lavoro, divertimento e apprendimento. Il promotore del Summer Camp è l’Università di Modena e Reggio Emilia: alla fine del Summer Camp, che prevede un attestato di partecipazione che può dare accesso a crediti formativi, c’è la presentazione ufficiale di tutti i videogame creati dalle frequentanti.
Le ragazze possono – Fondazione Politecnico di Milano
Attivo dal 2014, è il progetto della Fondazione Politecnico di Milano che dura nove mesi e serve come orientamento e formazione rivolta a studentesse giovanissime e universitarie, che mostra che le STEM sono anche “cosa da ragazze”: lo fa attraverso diverse iniziative e soprattutto con incontri con donne e ragazze che questo percorso di studi e professionale lo hanno già intrapreso e ne sono soddisfatte. Non è un caso infatti che lo slogan del percorso sia “dal dire al fare”.
Scuola di robotica di Genova
Una scienza affascinante, la robotica, e la Scuola di Robotica è l’associazione genovese che dal 2000 fa informazione e formazione e non dimentica di coinvolgere anche le bambine e le ragazze tra 7 e 13 anni, le prime a essere menzionate nella chiamata alle iscrizioni al Summer Camp annuale, nel 2016 ispirato ai film di fantascienza come Star Wars e Star Trek.
Tra le attività, la Scuola di Robotica fa cenno anche al progetto Roberta, nato in Germania e dedicato alla scoperta dei robot da parte delle ragazze: percorsi e tecnologie didattiche pensate per progettare e far funzionare robot semplici e, così facendo, portare nelle scuole la consapevolezza che i percorsi di studi scientifici, informatici e tecnologici sono pronti ad accogliere anche le ragazze, per il momento sempre in minoranza.
Informatica sarà lei
Donne e informatica, un duetto felice. Lo dimostra con testimonianze, illustrazioni di percorsi, approfondimenti e anche un gioco il sito creato dal Dipartimento di Informatica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia per promuovere l’informatica come percorso di studi anche tra la ragazze.
Il sito è un buon punto di riferimento online per approfondire l’interesse verso l’informatica anche se al di fuori della regione Veneto e dalla possibilità di iscriversi all’Università locale.
Queste sono solo alcune delle iniziative sparse per l’Italia che mirano a coinvolgere e a spiegare alle ragazze che essere “donne nel tech” non è un miraggio ma un’opportunità da cogliere, per cambiare nel tempo due pilastri delle nostre vite: cultura e opportunità lavorative, con tutto quello che ne deriva.
Per partecipare a un Coderdojo, o magari dargli vita o lavorarci come volontario; per organizzare una Girl Geek Dinner o sapere quali altre iniziative ci sono in Italia, magari a un passo da casa, basta passare un po’ di tempo online: secondo noi ne vale davvero la pena.