Nei primi giorni di novembre 2015 su Facebook è tornato a girare un post che impone uno strambo “divieto a Facebook” di utilizzare dati personali come “immagini, informazioni o pubblicazioni, sia del passato e il futuro”. Le bufale esistono e sempre esisteranno e sta a noi utenti decidere come comportarci online, limitandone o incoraggiandone la diffusione.
Non solo: durante i difficili giorni parigini, Facebook ha attivato (non era la prima volta!), il suo Safety Check, la funzione attraverso cui dire “sto bene” se ci si trova in una zona di crisi. Subito dopo è apparsa l’applicazione per colorare la propria foto profilo con i colori della bandiera francese. Qualcuno ha subito ricordato che in fondo Facebook si attiva anche in questi casi per saperne di più su di noi e sfruttare i dati per “categorizzarci”.
È vero? In parte. La parola chiave è profilazione: i nostri dati servono o dovrebbero servire per rivelare i nostri gusti, preferenze, abitudini per fare in modo che ci vengano offerti servizi e prodotti migliori, importanti o quanto meno aderenti al nostro stile di vita e per scopi diversi, da quelli di maggiore utilità a quelli più futili.
Siamo spesso lontani dalla perfezione, lo sa chiunque di noi posi gli occhi su una pubblicità, una newsletter, un messaggio che non c’entra nulla con la nostra vita e i nostri bisogni e desideri, perciò quando pensiamo alla profilazione chiediamoci questo: non saremmo più contenti di navigare, comunicare e comprare online se tutto, anche la pubblicità, collaborasse a farci vivere meglio le ore che passiamo in rete? Su questo punto l’esperta di web e web marketing Alessandra Farabegoli ha già detto tutto quello che c’è di sensato da dire in occasione della normativa sulla privacy entrata in vigore la scorsa primavera.
Addentriamoci comunque nella gestione privacy su Facebook con una premessa fondamentale: iscrivendosi a Facebook si accettano i suoi termini di servizio ed entro i termini stabiliti si dà la disponibilità al social network di farsi “gli affari nostri”. La consapevolezza di quello che stiamo facendo è la strada per un web migliore.
I termini di servizio di Facebook
I Termini di Servizio di Facebook sono molto chiari e sono anche una lettura molto interessante. Una volta letti e compresi siamo noi a dover decidere cosa fare: non iscriverci oppure farlo, andarcene da Facebook, decidere di disinteressarci di quel che succede ai nostri contenuti o controllare nei particolari la nostra privacy su questo social.
Ecco per esempio due cose importanti contenute nei termini di servizio:
- La privacy e la normativa sui dati nel primo punto che contiene anche la spiegazione di come vengono raccolti e usati “i contenuti e le informazioni delle persone”
- Un chiarimento fondamentale al secondo punto: la proprietà dei contenuti e cosa concediamo a Facebook di farne quando ci iscriviamo. In breve, i contenuti sono sempre nostri ma, per esempio su foto e video, concediamo a Facebook una licenza d’uso “non esclusiva” nel momento in cui li carichiamo sul social. È tutto spiegato.
Nella pagina relativa alla normativa sui dati Facebook spiega, tra le altre cose:
- Quali tipi di informazione raccoglie
- Come usa le informazioni
- Come vengono condivise le informazioni
- Come gestire o eliminare le informazioni
Come controllare la privacy su Facebook
“Il controllo è nella tue mani”, dice la pagina web di Facebook dedicata alla protezione della privacy del proprio account. È una pagina ricchissima di contenuti che spiega nei dettagli come funzionano i post, la ricerca, i “mi piace” e i commenti, i tag e molto altro ancora, specificando chi può vedere cosa e come condividere quel che si posta con tutti, con gli amici o una cerchia di amicizie selezionate.
In azione: i controlli della privacy sul tuo profilo Facebook
Questa pagina è il cuore dei controlli della privacy su Facebook: è da qui che si impostano, ad esempio:
- La privacy dei post: si può decidere anche ogni volta che si pubblica qualcosa di Facebook ma se in generale si preferisce postare sempre per la propria cerchia di amici, per gli amici più stretti, pubblicamente o altro ancora si può decidere da qui.
- I tag: possiamo vedere ogni post in cui siamo stati taggati
- I post passati: è possibile limitare il pubblico
- Da chi ricevere richieste di amicizia e cosa rendere pubblico di alcuni nostri dati facoltativi come indirizzo email, numero di telefono e anche se consentire ai motori di ricerca di inserire il profilo tra i risultati delle ricerche.
In alternativa, sono disponibili anche collegamenti rapidi alla privacy cliccando sul lucchetto in alto a destra che farà comparire una finestra per un riepilogo veloce delle impostazioni che comprende anche la lista delle persone bloccate.
Privacy, dati personali e rapporto tra aziende e clienti: una ricerca interessante
La base sulla quale un utente, uno di noi, decide di condividere informazioni personali con un’azienda? La fiducia nel brand o nell’azienda che ce li sta chiedendo: semplificando, più viene messo in chiaro lo scopo e l’uso dei dati e come sia possibile controllarli, più si entra “in confidenza” con un’azienda e si è disponibili a lasciarsi profilare.
Ne parla uno studio della Columbia Business School pubblicato proprio in questi giorni, dedicato al futuro della condivisione dei dati. L’aspettativa che emerge da questa analisi è che in futuro sempre più persone vorranno condividere i propri dati rilevanti, a patto di averne il controllo e con la promessa di ottenere offerte e informazioni rilevanti: nel caso delle attività commerciali, è un “patto” che fa bene ai consumatori ma anche alle aziende che comunicando bene, alle persone giuste e nelle modalità più corrette possono davvero vedere aumentare il successso del loro marketing digitale.
In conclusione, ci sembra che ancora una volta la verità stia nel mezzo, tra la nostra giusta richiesta di informazioni per decidere consapevolmente se e quando condividere i nostri dati e la nostra volontà di essere davvero consapevoli e informati prima di “firmare” al volo l’iscrizione a un social network o a un altro servizio.