I podcast sono belli perché li ascolti ovunque e perché c’è almeno un podcast per ogni interesse e passione, specie se sai l’inglese, perché gli Stati Uniti ne producono in abbondanza. E in Italia? Sono molti gli appassionati dell’ascolto di file audio, di audiolibri e di podcast, trasmissioni o show di durata e argomenti diversi sotto forma di interviste, racconti e qualsiasi cosa si presti alla narrazione a voce. Un esempio di successo tutto italiano è il podcast di Francesco Costa, vicedirettore del Post, che si occupa di politica americana e affianca un altro mezzo di successo, la newsletter.
Nel nostro paese c’è margine per la crescita dei podcast e del loro pubblico, anche se produrne uno non significa sedersi davanti a un microfono e parlare ma individuare temi, preparare scalette, registrare, editare, pubblicare e naturalmente promuovere per trovare il pubblico giusto e farlo crescere. Ne parliamo con un altro podcaster di successo, Giorgio Minguzzi di Merita Business Podcast, dedicato al marketing digitale e che qualche tempo fa ha ospitato anche il nostro Luigi De Luca in una puntata dedicata al marketing con gli SMS.
Perché le persone dovrebbero ascoltare un podcast e qual è il modo migliore di ascoltarli?
Quanti post salviamo “per dopo” senza mai riuscire a leggerli? Quanti libri acquistiamo che restano lì a prendere polvere? Quanti corsi online compriamo senza avere mai il tempo di guardarli tutti? Se c’è qualcosa che tutti vogliamo avere oggi è più tempo, forse più dei soldi: ogni attimo che possiamo ottimizzare e investire è una miniera d’oro.
I podcast sono lo strumento perfetto per intrattenersi e per imparare, e aiutano a sfruttare bene i minuti che impieghiamo nel traffico, a passeggio con il cane, mentre giriamo in bicicletta o facciamo sport, intervalli di tempo che non potremmo usare per leggere un libro o per svagarci guardando una serie tv: il podcast invece possiamo ascoltarlo facendo altro perché non richiede l’esclusiva alla nostra attenzione.
L’idea di partenza è simile a quella di Netflix: prendi il contenuto che vuoi e ne fruisci ogni volta che desideri, all’orario che stabilisci e per il tempo che decidi tu. Esistono oltre 350.000 podcast, la scelta è ampia e accontenta tutti i gusti per chi conosce l’inglese. Per l’italiano la situazione sta migliorando ma, al momento, nel nostro paese oggi c’è molta domanda di podcast e ancora poca offerta.
Il miglior modo per fruire dei podcast è sicuramente lo smartphone: se è Apple, c’è iTunes che ha una sua app dedicata che si chiama appunto “Podcast”, per altri dispositivi ci sono molto app attraverso le quali si possono ascoltare i podcast come Spreaker e Stitcher.
Perché hai deciso per i podcast invece di scrivere un blog?
In realtà io il blog ce l’ho perché i podcast che registro si trasformano in post, il tutto senza controindicazioni: posso generare contenuto che può essere riproposto su altre piattaforme e Google – che penalizza i contenuti duplicati – non si offende e non penalizza il post se l’ho caricato in MP3 sulla piattaforma di distribuzione e poi trasformato in un testo scritto.
Ho scelto il podcasting perché volevo lavorare sul mio personal branding, mi permetteva di produrre contenuti in un ambiente tutto sommato privo di concorrenza agguerrita e di darmi comunque una visibilità ottima. Ho letto che le persone che ascoltano podcast in Italia sono tra i 6 e gli 8 milioni: non sono i numeri che il podcasting fa in America ma non sono nemmeno numeri piccoli. Certo, sperando che siano numeri veri, perché in Italia la cultura del podcasting sta nascendo ora e sebbene cresca a ritmi interessanti questi dati non circolano molto.
Il podcasting comunque ha vantaggi molto simili a quelli che si possono ottenere con un canale Youtube, ma con più facilità: produrre un podcast ha delle complessità ma sono diverse e minori di quella di una produzione video.
Un altro motivo per cui ho pensato al podcast è che almeno per il momento è un media ancora a bassa concorrenza. Se sono davanti al pc in ufficio e voglio fare pausa per dieci minuti posso twittare, guardare Instagram, YouTube, Facebook, i video di Facebook, Periscope, ma se sono in auto e sto guidando posso praticamente solo ascoltare un podcast oltre alla radio. In più, in lingua italiana non ci sono ancora così tanti podcast tra i quali scegliere.
Come scegli gli argomenti e le persone da intervistare?
Mi occupo di marketing e sono partito dalle “personas”, il pubblico che volevo raggiungere con i miei episodi e ho deciso di fare un piano editoriale con argomenti interessanti per quel tipo di pubblico.
All’inizio di ogni anno faccio un sondaggio per verificare se i contenuti dei podcast hanno attirato l’interesse delle persone giuste e quando partecipo a eventi dove posso incontrare persone in linea con il mio pubblico di riferimento, è un buon segnale se qualcuno mi ferma e mi dice di essere un ascoltatore dei miei podcast. Sono indicazioni che aiutano a capire se sto lavorando bene anche perché gli analytics offerti dalle piattaforme di podcasting non sono ancora accurati come quelli a cui siamo abituati con i siti web, stanno migliorando ma ci vorrà ancora tempo.
A quali risultati sei arrivato e quali risultati credi siano raggiungibili in un contesto come quello italiano?
La prima settimana mi ascoltarono poco più di un centinaio di persone. Oggi, dopo quasi due anni, sfioro i 3000 ascolti a settimana nei periodi migliori: anche nel podcasting ci sono mesi di flessione degli ascolti come agosto. Sembrano numeri bassi ma sono interessanti perché sono tutte o quasi persone che fanno parte di una nicchia ben precisa e che hanno deciso spontaneamente di seguire il podcast.
Faccio un esempio: quando guardiamo un video su YouTube ci passano davanti molte proposte e spesso finiamo per cliccarne una o un’altra anche in maniera abbastanza casuale. L’ascolto del podcast invece è una scelta, devi premere, selezionare e poi cliccare play, non capita di ascoltarne uno per caso.
Nel mio caso specifico ho segnali costanti che i miei clienti leggono il podcast e ascoltano quello che dico perché lo citano nelle nostre conversazioni, molti di loro al rientro dalle vacanze mi hanno detto di aver viaggiato in mia compagnia verso le loro ferie estive, segno che il podcast è uno strumento formidabile per mantenere viva la relazione anche quando non ci si vede.
Inoltre, sono sempre convinto che non serva essere famosi come si può diventare con un video virale su YouTube, bensì essere conosciuti e ritenuti autorevoli nel proprio ambito; i podcast aiutano moltissimo a mostrare la parte migliore della propria professionalità e competenza.
Ultimo ma non meno importante, la monetizzazione: Merita Business Podcast ha recentemente ricevuto il supporto di un’azienda americana interessata a promuoversi sul mercato italiano, il primo vero, grande sponsor del podcast che rappresenta un traguardo di cui sono molto orgoglioso.
Il fenomeno podcast è in ascesa: i tuoi consigli per chi vuole iniziare?
Il consiglio che do a tutti è quello che avrei voluto sentirmi dare io all’inizio, identificare bene le persone alle quali si vuole parlare prima di pensare a come impostare i contenuti del podcast. Molti iniziano a registrare parlando di quello che gli piace e non c’è nulla di male, ma quello che piace a noi spesso non ha un grande mercato e non può trovare audience enormi. Qualcuno ci sarà, ma al momento dei conti la monetizzazione che abbiamo in mente dipenderà dalla audience che abbiamo creato.
Non voglio dire che audience piccole non siano affatto monetizzabili perché ce ne sono di sicuro alcune che su temi molto particolari possono generare sviluppi interessanti. Un esempio: un podcast sugli yacht o sui jet privati potrebbe dare molta soddisfazione in termini di monetizzazione perché con una audience ben strutturata anche se non gigantesca troverà quasi di sicuro qualcuno che vorrà investirci dei soldi. Quello che è certo è che tutti questi ragionamenti vanno fatti prima perché la strategia editoriale incide moltissimo sui risultati.
Per tutto quello che riguarda le attrezzature, il prezzo può variare da qualche decina di euro a qualche migliaio, mentre il tempo che ci vuole per realizzare un podcast dipende dalle esigenze e dagli obiettivi personali. Personalmente, una puntata di Merita Business Podcast mi costa circa dieci ore di lavoro che si dividono in preparazione della puntata, tempo per relazionarsi con l’ospite, post del blog, preparazione dei post sui social, montaggio dell’episodio e pubblicazione. Non sono poche ore, a volte per finire un podcast devo lavorare durante il fine settimana. Per altri podcaster tutto questo lavoro può vuol dire in paio d’ore la settimana al massimo, per alcuni anche solo 10-15 minuti: dipende tutto da che tipi di taglio si vuole dare alla proprioa presenza nel mondo del podcasting. Strade diverse possono condurre a risultati interessanti, occorre solo capire quella più adatta a ogni singolo podcaster.