Nel nostro DNA aziendale (che discende da quello personale, dei fondatori di Ehiweb e delle persone che ci lavorano), l’attenzione all’ambiente è un fattore forte. Ed è una problematica che ci accompagna.
Ma non è per niente facile, diciamocelo onestamente. Anzi, c’è un modo facile – fare il “greenwashing”, cioè dare ampia notorietà ad un paio di iniziative o di cosette o di dichiarazioni d’intenti, in modo che il pubblico si faccia l’idea che sei un’azienda “verde” – ma poi sulle cose importanti non fare niente. Ed è un approccio che può dare dei vantaggi, purtroppo (almeno fino a quando non ti beccano).
Tolte le cose banali, come spegnere la luce e separare i rifiuti aziendali, adottare comportamenti più ecologici è faticoso, complesso e costoso. E quest’ultimo fattore per aziende come noi (e tante altre) è un bel problema, perché molta gente, per scarsa cultura o per oggettivi problemi di budget cerca solo il prezzo più basso (come nel caso delle ADSL) e non guarda tanto per il sottile, non va a esaminare “cosa c’è dentro” a quello che compra e all’impatto del proprio acquisto.
Noi ad esempio sensibilizziamo anche il nostro fornitore di hardware (tutta la gamma dei prodotti Fritz!, per capirci), perché ci proponga prodotti sempre più a basso impatto. Non usiamo mezzi a petrolio per le consegne, ma gli Urban Bike Messengers, i corrieri ciclisti, a zero emissioni nocive. Valutiamo su base più o meno continuativa nuovi approcci, nuove soluzioni per ridurre il nostro impatto. Ed anche questo è un costo: significa investire ore di lavoro sul problema e distoglierle dal nostro core business. Ma è un costo che ci prendiamo volentieri, ed è uno dei motivi per cui a volte facciamo tardi in ufficio.
Da un lato siamo però anche facilitati, dato che il nostro business si può dire sia intrinsecamente ecologico: facciamo comunicare di più la gente facendola viaggiare di meno, ad esempio. E comunque non si può far finta di niente, l’ambiente deve essere protetto; e anche dal punto di vista aziendale è fondamentale ridurre i consumi energetici, in un mondo dove ci sarà meno energia e dove costerà più cara.
Per affrontare il tema abbiamo (anche) adottato un approccio che ci è caro e che abbiamo visto funzionare: parlarne con voi. Con quelli che ci seguono. Abbiamo avviato una discussione su Facebook e su LinkedIn. Su Facebook abbiamo messo in piedi un sondaggio ricevendo più di 500 risposte alcune divertenti e vari commenti. Sono uscite delle cose già note, altre di buon senso (es. scollegare tutti i caricabatterie direttamente dalle prese della corrente) e chi ha fatto delle precisazioni. Ad esempio:
“Il bus non è a impatto zero. I pannelli solari sono inefficienti se si calcola il costo energetico per produrli e smaltirli, l’inquinamento prodotto dal processo di costruzione e smaltimento, e il loro rendimento totale. Cambiare tutti gli elettrodomestici (se funzionano ancora) con altri nuovi a consumo minore non è detto che sia così sensato (stesso discorso dei pannelli solari, il costo di produzione contro il risparmio nell’uso). Questo vale anche per le automobili, per la cronaca.”
Su LinkedIn abbiamo fatto un sondaggio per le aziende e PMI, che potete sequire qui. La maggioranza delle risposte va per una razionalizzazione e un risparmio energetico.
E sul gruppo di Ehiweb abbiamo avviato una discussione, dove si è volato più alto, tutto sommato, come in questo caso: “…mancano le risorse economiche per riconvertire le strutture. Strutture , non dimentichiamo, che sono in massima parte state progettate negli anni ’60, se non prima, con i concetti dell’epoca.”
Vorremmo però andare avanti, da un lato fomentare la discussione sul tema a livello generale, dall’altro individuare azioni concrete che possano aiutare la nostra azienda a impattare di meno – e a cercare di essere più efficiente anche dal punto di vista economico sprecando meno. E condividere questi spunti con tutte le aziende, specialmente le PMI, che sono il nostro gruppo di riferimento.
Proviamo a fare anche questa, tutti insieme?