Era il 1982 e nasceva questa faccina: 🙂
L’inventore Scott E. Fahlman la inviò per la prima volta per aggiungere un segno grafico che chiarisse il tono scherzoso di un suo messaggio. Avanti veloce fino a quasi quarant’anni dopo e sappiamo tutti quanto le faccine, adesso le emoji, ben più che una serie di espressioni facciali, ci aiutino a conversare e ad aggiungere significato e disambiguare i nostri messaggi, e a dare velocità ai nostri scambi quotidiani.
L’importanza degli atti comunicativi – non solo le parole, quindi – e l’uso massiccio delle emoji giustifica in pieno l’esistenza della Giornata Mondiale delle Emoji che cade ogni 17 luglio ed è quindi appena passata. Adobe, azienda imperniata sulla comunicazione visiva, non esita a definirlo un fenomeno culturale capace di gettare ponti tra culture, lingue e linguaggi diversi e permettere di comunicare anche con chi, senza emoji, faremmo molta più fatica a capire, fenomeno che quindi recepisce anche gli attualissimi temi della diversità e dell’inclusione.
Proprio Adobe ha condotto una ricerca che ha coinvolto mille utilizzatori di emoji negli Stati Uniti e ha dedicato un lungo post e un report sui trend delle emoji per “capire l’impatto di questo linguaggio digitale emergente sulle nostre vite, sulle relazioni, sulle comunicazioni, e scoprire dove, quando, perché e come le persone usano le emoji, e cosa pensano del futuro di questi caratteri digitali”.
Ecco aluni dei passaggi più salienti del post pubblicato da Adobe:
- una faccina al posto di una conversazione telefonica? La metà degli intervistati si è detta molto più a suo agio a conversare e a comunicare stati d’animo con le emoji e di preferirle a una conversazione telefonica, in modo un po’ simile alle conversazioni in presenza, dove le espressioni facciali aggiungono significato a quello che stiamo dicendo
- l’89% degli intervistati conta sulle emoji per facilitare le comunicazioni con persone che parlano lingue diverse, specie quando la conoscenza della lingua straniera è rudimentale
- il 70% degli intervistati trova utili le emoji inclusive per alimentare conversazioni costruttive su temi culturali e sociali
- se è vero che esiste una netiquette anche per l’uso delle emoji, il 75% delle persone intervistate pensa che sia accettabile rispondere velocemente a un messaggio usando solo le emoji al posto delle parole. Anche in ambito lavorativo le emoji sono apprezzate e ritenute importanti per agevolare lo scambio di idee, prendere decisioni e anche ridurre il tempo da dedicare a riunioni e chiamate
- dal punto di vista dei clienti delle aziende, email e notifiche push sono più attraenti se accompagnate da una emoji e l’uso in campo promozionale/pubblicitario è apprezzato
- il 70% degli intervistati apprezza le emoji inclusive, le ritiene importanti e pensa che nel tempo aumenteranno ancora diventano sempre più progressiste.
Emoji più usate
Tra i tipi di emoji esistenti (emozioni, relazioni, cibo e bevande, animali e natura, oggetti) quelle relative alle emozioni e sentimenti sono le più utilizzate:
In ambito lavorativo, vanno forte queste emoji:
Sul sito World Emoji Awards e su Emojipedia si trovano anche le nuove emoji più popolari – la quinta classificata la conosciamo bene noi italiani: si chiama “pinched fingers” ma è conosciuta anche con il nome “ma che vuoi” – e altre classifiche.
Usare le emoji
Oltre alla parte dedicata alle emoji presente sulla tastiera del telefono, la risorsa da non dimenticare mai per cercare, copiare e incollare velocemente le emoji è il sito Emojipedia, che il 15 luglio ha presentato un nuovo set di emoji in attesa di approvazione finale a settembre 2021.
Cercando una qualsiasi emoji, Emojipedia fornisce anche un’anteprima di come verrà visualizzata insieme ad altre informazioni interessanti.
Il web è pieno di altri siti dai quali copiare e incollare le emoji: segnaliamo in particolare Emojicopy che permette di copiare più emoji insieme e di scegliere tra altri parametri tra i quali la tonalità della pelle.
L’immagine di copertina è di Domingo Alvarez E da Unsplash