Ci mettiamo la faccia, identikit #27: Emiliano

Come da tradizione, ogni nuovo ingresso in Ehiweb corrisponde a un identikit su questo blog, con un post dedicato nel quale chiediamo alle persone che lavorano con noi di raccontarci un po’ di sé: passato e presente, non solo lavorativo, passioni, consigli per scoprire qualcosa di nuovo su Internet.

Questa settimana presentiamo Emiliano, sviluppatore bolognese che lavora con noi da un anno e che abbiamo già indicato tra i fautori di un nostro progetto recente e importante, la riprogettazione del carrello di acquisto delle nostre linee ADSL-FIBRA: Emiliano ci ha regalato un racconto appassionato della sua esperienza lavorativa e della sua vita con Internet e la programmazione, racconto che in molti risveglierà tanti “ricordi tecnologici”! Passiamo subito la parola a Emiliano.


Sono nato e cresciuto Bologna, dove ho fatto il mio percorso di studi (liceo scientifico e filosofia all’università, che però purtroppo non ho portato a termine). Nonostante i miei interessi fossero più sul fronte umanistico (filosofia appunto, ma anche musica, disegno…), sono sempre stato attratto dalla tecnologia e dai computer , forse anche perché in casa sono arrivati piuttosto presto: un commodore VIC20 a metà anni Ottanta e non molto dopo gli 80×86 IBM compatibili, e da lì è cominciata la mia passione per l’informatica.

Bologna è stata una città pioneristica per quanto riguarda l’accesso ad internet: la rete civica Iperbole nel 1994 dava gratuitamente ai cittadini l’accesso a internet, una email (tuttora funzionante) e un paio di programmi per usare il World Wide Web appena nato (Eudora per la mail e Mosaic (!) per navigare). Erano i tempi di windows 3.1, delle BBS e dei modem fischiettanti, e già vedere una immagine sul monitor una riga alla volta, proveniente da chissà dove nel mondo riempiva di meraviglia. Web, programmazione, software libero, Linux, software musicale, newsgroup, IRC sono stati da allora il mio pane quotidiano.

Verso inizio anni 2000 entrai come sviluppatore web e grafico in una startup bolognese chiamata Wireless Solutions, che guardava al nascente mercato mobile (SMS, Wap, java games, suonerie, sfondi ecc..) e che fu poi acquisita dalla fiorentina DADA (quelli di superEva: i diversamente giovani come me si ricorderanno di questo social network ante litteram) . Quando DADA decise di chiudere la sede bolognese nel 2006 mi venne offerto il telelavoro e da allora sono stato un informatico da remoto. Sono rimasto in questa azienda per vent’anni, nelle sue vicissitudini che l’hanno trasformata prima in Buongiorno e poi in DOCOMO Digital, venendo a contatto con un sacco di persone interessanti e capaci da cui ho imparato tantissimo, in un ambiente molto stimolante, innovativo e internazionale.

Venendo a tempi più recenti, nel 2019 sono stato contattato da Fabiana, una simpatica recruiter che al mio entusiasmo (forse eccessivo) nel sentire che il lavoro consisteva nello sviluppo in linguaggio Python ha pensato che la stessi prendendo in giro… da lì c’è stato il primo contatto con i ragazzi di Ehiweb che mi sono piaciuti subito (non so se è reciproco perché durante il primo colloquio con Gilberto, Luigi e Matteo, io e Matteo ci siamo messi a parlare in stretto dialetto nerd per quasi due ore). Da allora sono entrato a far parte del team di Ehiweb e posso dire che è stata una bella sfida perché il focus si sposta continuamente su cose nuove e la quantità di tecnologie che usiamo è molto maggiore di quelle che usavo in precedenza, ma stare al passo è essenziale in questa professione ed è anche un grande stimolo alla crescita personale.

Dopo le presentazioni vogliamo sapere ancora qualcosa di te: come si svolge la tua giornata lavorativa?

Dopo un primo periodo in cui mi recavo in sede, ora lavoro quasi esclusivamente in remoto e mi collego con l’ufficio di Imola in videoconferenza e a inizio mattinata facciamo quel che in terminologia Scrum si chiama “stand up meeting”, ovvero una riunione molto breve (tipicamente in piedi) dove ci si aggiorna sulle attività in corso, quelle che si affronteranno a breve, e eventuali ostacoli. Poi mi metto sulle “user story” (task) a cui sto lavorando e le porto avanti autonomamente, a volte invece facciamo il “pair programming” e affrontiamo un problema in due: un driver che scrive il codice e un navigator che osserva e dirige, classico esempio in cui il totale è maggiore della somma delle parti. Poi, a seconda della giornata, ci possono essere altri meeting (magari anche con la sede di Bologna in conferenza) stabiliti nel metodo Scrum, oppure per discutere un tema specifico. La cosa migliore è che in termini di situazioni da affrontare, non c’è mai un giorno uguale all’altro.

Quando è entrato Internet nella tua vita? Come lo usi oggi?

Come dicevo, Internet è entrato prestissimo nella mia vita e lo considero una rivoluzione sociale della cui portata ancora non ci rendiamo pienamente conto, paragonabile alla rivoluzione industriale o maggiore.

Oggi, come tutti, sono costantemente connesso con molteplici device. Ho un po’ abbandonato Facebook, ma uso moltissimo YouTube e Reddit, dove seguo canali dedicati ai miei interessi (sintetizzatori, linux, coding, libri, musica elettronica).

Smartphone a parte, c’è un dispositivo, una app o una tecnologia a cui proprio non puoi rinunciare? E perché?

Beh, devo dire GNU Emacs perché è il software in cui praticamente “vivo”: chiamarlo editor di testo è veramente riduttivo, direi che è una piattaforma personale per l’informazione, infinitamente configurabile. O, se vogliamo, una tana del bianconiglio da cui non esci più. È anche probabilmente uno dei software più longevi della storia.

Ci consigli un sito, un blog, una pagina Facebook o un account Twitter o Instagram (o quello che vuoi tu), che nessuno dovrebbe perdersi?

Direte: “Ti piace vincere facile!” ma consiglio ugualmente Vsauce, un famosissimo canale YouTube che propone giochi, rompicapo e interrogativi principalmente scientifici, ma anche filosofici e moltissimo altro, sempre con un indice di intrattenimento fuori scala. Una sorta di Superquark all’ennesima potenza.

Da Bologna, Ehiweb porta connessioni e servizi in tutta Italia: cosa vuol dire per te lavorare in un provider che rappresenta l’alternativa ai grandi operatori?

Un aspetto che apprezzo tantissimo di questa azienda è l’importanza che viene data alla formazione e le risorse che le sono dedicate, di cui ho potuto già ampiamente beneficiare e che in questo primo anno di collaborazione ha dato ottimi frutti.

Avendo avuto esperienze in una azienda multinazionale, posso dire che il contrasto salta subito all’occhio: Ehiweb, pur operando nel mercato e dovendo obbedire alle sue leggi spesso spietate, non perde mai di vista la centralità del fattore umano, sia internamente tra i dipendenti, che esternamente nei confronti dei clienti. Sono sicuro che questo sia il principale tra i meriti del suo successo, e sono orgoglioso di farne parte.